Poesia di Maurizio Pedrini.
Gli incubi della notte
sono incredibilmente vivi
mentre la pioggia di bombe
s’abbatte su scheletriche case.
Aleppo m’appare illuminata
dai lampi del temporale
che rinfrescano il mattino
mentre ancora dorme Verona.
Gli infami orrori della guerra
s’affollano nella mente
evocando solo inutili morti
follie distruttive d’ogni cosa.
Rosse lacrime di sangue
colorano le vesti delle madri
prostrate al capezzale
di piccoli angeli smembrati.
Mi risveglio infinitamente stremato
dalla bastarda violenza assassina
stanco dello stupido potere
che giustifica solo se stesso.
Per questo ancora ti prego, mio Dio,
con la forza della fede e della ragione
ultimo appiglio per il mondo
in questo disperato spasmo
di fuggevole speranza.
Perché solo il miracolo della tua voce
potrebbe domare, come d’incanto,
la barbarie di questi oscuri giorni
che, implacabile, massacra
ogni residuo d’umanità.
Vorrei finalmente assaporare
un soffio di dolce armonia
il fresco piacere di nuovi giorni
il tempo d’un amore senza confini
vittorioso sull’arroganza
sulle assurde ideologie
sui pregiudizi di sesso e colore
sul fanatismo religioso
che certo non tollera
chi ti ama in modo diverso.
Non desidero effimeri beni
illusioni di dannate ricchezze
ma solo essenza d’amore.
Così ramingo viaggio
senza sterili barriere
dentro l’universo dell’anima
alla ricerca di me stesso.
Torno rassegnato a dormire
mentre nel sogno risplendono le luci
del mio risveglio in un mondo di pace.
Poesia di Maurizio Pedrini.
Immagine di Rene Magritte, The Great War (1964).