Tobias era un bimbo silenzioso, a cui piaceva passare tempo da solo, in contemplazione di tutto ció che lo circondava.
Non giocava mai con gli altri bambini, preferiva rincorrere le api e contare le formichine indaffarate.
Per il giorno del suo quinto compleanno la sua mamma gli regaló un vasetto, in cui c’era un semino che un giorno sarebbe diventato albero.
Per Tobias non poteva esserci regalo piú meraviglioso!
Lo portava con sé ovunque, a scuola, a cena, a letto.
Osservava giorno dopo giorno come quel semino passava da essere un filino timido e magrolino, ad un coraggioso stelo con foglioline curiose.
Lo innaffiava e proteggeva dalle intemperie, gli raccontava fiabe e lo coccolava.
Passó tempo e la piantina inizió a star stretta dentro al vasetto, per cui la mamma gli consiglió di cercare il posto ideale per piantarlo e lasciarlo diventare l’albero che aspettava d’essere.
Cosicché Tobias passó le sue giornate cercando il posto perfetto per il suo amico prediletto.
E lo trovó, al cospetto di un fiumiciattolo, protetto dallo smog e dai rumori cittadini che sapeva essere per gli alberi dannosi.
Lo piantó, innaffió, rassicuró: “torneró sempre da te, amichetto.”
E cosí fece.
Tobias e Alice l’Albero Felice crescerono l’uno appoggiato all’altro, conversando su tutto, osservando il mondo, contemplando il fiumiciattolo, promettendosi reciprocamente d’essere pesciolini in un altra vita per poter essere uguali e per sempre assieme.
Ma un brutto giorno Tobias, giá grandicello, ricevette la notizia di dover partire, per forse mai piú tornare.
Si negó, ma non poté rifiutare.
Con gli occhi pieni di lacrime corse da Alice e gli raccontó la situazione, spiegandogli che se ne doveva andare.
Prima di lasciarlo, lo rassicuró: ‘‘Aspettami, torneró sempre da te, amichetto.”
E correndo con le lacrime agli occhi lo lasció.
Alice, non volendo separarsi, si inclinó verso di lui, tendendo i rami per trattenerlo.
Tobias viaggió per luoghi lontani e bui; la guerra si portava via le persone e la sua anima piangeva di dolore.
Non voleva lottare, voleva solo tornare presto dal suo albero.
Ed Alice, che non ricordava piú com’era essere felice, cercava a tutti i costi di muovere le sue radici verso l’orizzonte che si era portato via il suo piú grande amico.
E tanto si sforzó che le radici uscirono dalla terra e, cosí debole dalla tristezza, i suoi rami non lo sostennero e cadde.
Il fiumiciattolo passo` sotto di lui come gli anni passavano attraverso i suoi occhi tristi, e se lo porto` via.
Tobias, giá ometto e sempre piú silenzioso, scappó da quiei deserti infelici ed intraprese il ritorno al suo villaggio.
Fu un viaggio lungo ed estenuante e, giá sapendosi vicino, decise di dormire nel bosco a pochi kilometri da casa sua.
La mattina dopo si diresse verso il suono dell’acqua per dissetarsi, emozionato dall’immagine del rincontro con Alice l’Albero Felice!
Ma, mentre si sporgeva per bere, un sasso cedette e lui cadde, avvolto dall’acqua impetuosa, senza nulla a cui aggrapparsi.
Giró e rigiró su se stesso, strapazzato dalle roccie che vi dormivano dentro senza sapere che quell’ometto non poteva morire: aveva una promessa da mantenere.
Tobias venne trasportato malamente dal fiumicciattolo lungo la collina, giú per i campi, attraverso le praterie.
Ma ecco che qualcosa lo trattenne, bloccó ed abbracció.
Alice lo sentí avvinghiarsi ai suoi rami e subito seppe che era lui; era tornato, come aveva sempre fatto.
Tobias si sentí abbarcciare, proteggere, e subito seppe che era il suo albero, il suo unico vero amico, che l’aveva atteso fino a quel momento.
L’ultimo.
Si guardarono in silenzio: “non mi abbandonare.”
Le loro anime urlavano all’unisono.
Tobias sapeva che Alice non lo poteva trattenere.
Alice sapeva che Tobias non lo poteva evitare.
Ambedue rotolarono nel fiume, trasportati dall’acqua verso il lago, abbracciati l’uno all’altro in una promessa.
Appena addentrati nel lago, entrambi si convertirono in due pesciolini, come sempre avevano desiderato essere: uguali ed inseparabili, insieme per sempre.
Story by Benedetta Tagliaferri.